Martina De Leo- Sab 25/04/2020
In occasione dell’anniversario della festa della Liberazione consigliamo un libro che è un unicum della letteratura italiana “ Il sentiero dei nidi di ragno” di Italo Calvino. Questo romanzo è speciale perché l’autore decide di raccontare l’esperienza della resistenza, che lui stesso ha vissuto, attraverso gli occhi di un bambino di dieci anni, Pin, il protagonista del romanzo.
Riportiamo un breve estratto, scritto da Calvino, nella prefazione della ristampa nel 1964:
“Il disagio che per tanto tempo questo libro mi ha dato in parte si è attutito, in parte resta: e il rapporto con qualcosa di tanto più grande di me, con emozioni che hanno coinvolto tutti i miei contemporanei, e tragedie, ed eroismi, e slanci generosi e geniali, e oscuri drammi di coscienza. La Resistenza; come entra questo libro nella
« letteratura della Resistenza »? Al tempo in cui l’ho scritto, creare una « letteratura della Resistenza » era ancora un problema aperto, scrivere « il romanzo della Resistenza » si poneva come un imperativo; a due mesi appena dalla Liberazione nelle vetrine dei librai c’era già Uomini e no di Vittorini, con dentro la nostra primordiale dialettica di morte e di felicità; i « gap » di Milano avevano avuto subito il loro romanzo, tutto rapidi scatti sulla mappa concentrica della città; noi che eravamo stati partigiani di montagna avremmo voluto avere il nostro, di romanzo, con il nostro diverso ritmo, il nostro diverso andirivieni…
A me, questa responsabilità finiva per farmi sentire il tema come troppo impegnativo e solenne per le mie forze. E allora, proprio per non lasciarmi mettere in soggezione dal tema, decisi che l’avrei affrontato non di petto ma di scorcio. Tutto doveva essere visto dagli occhi d’un bambino, in un ambiente di monelli e vagabondi. Inventai una storia che restasse in margine alla guerra partigiana, ai suoi eroismi e sacrifici, ma nello stesso tempo ne rendesse il colore, l’aspro sapore, il ritmo…”.
Così attraverso questo libro, per molti aspetti amaro, il linguaggio classico e semplice del neorealismo, racconta la resistenza attraverso le vicende di mezzi eroi che però furono migliori di chi rimase nascosto in casa aspettando che la guerra finisse.
Il sentiero dei nidi di ragno è il primo libro scritto da Italo Calvino nel 1947 ed è ambientato sulla riviera di ponente, in Liguria, in una cittadina che somiglia molto a Sanremo, città natale dell’autore. Il romanzo racconta la storia di Pin, un bambino di soli dieci anni orfano di madre e con il padre irreperibile a causa di una missione in mare. Pin viene spesso deriso dai suoi compagni a causa dei comportamenti della sorella, che si intrattiene spesso con i soldati tedeschi. La storia comincia quando un giorno Pin decide di rubare una pistola P38 a un soldato tedesco, forse nella speranza di farsi notare da quel mondo fatto di adulti che lui non capiva, ma non avendo sortito l’effetto desiderato, il ragazzo decide di nascondere l’arma in un posto segreto in campagna, che solo lui conosce, un rifugio dove fanno il nido i ragni.
Dopo la scoperta del furto, il ragazzo viene condotto in carcere, qui conosce Lupo Rosso che lo aiuterà a evadere, e da qui la sua vita si intreccerà con quella della resistenza delle montagne.
Il protagonista del nostro romanzo è un bambino povero, a volte maleducato e ribelle, cerca di farsi largo nel mondo dei grandi, che non riesce a comprendere ma di cui ne cerca la stima. Egli fa difficoltà a distinguere il Bene dal Male, ma è consapevole di non poter riporre la fiducia in quegli uomini così diversi da lui.
Pin è un ragazzo sospeso che spera sempre di poter trovare un amico sincero a cui poter raccontare il suo segreto, ossia dove custodisce la sua pistola; vivendo l’esperienza del carcere e della guerra, egli cresce, diventa più saggio ma anche più freddo e crudele. Solo alla fine del romanzo dopo molte peripezie rincontrerà una persona e capisce di aver trovato un amico sincero, qualcuno si cui potersi davvero fidare, ma non possiamo svelare troppo. Buona lettura.
“Pin ha una voce rauca da bambino vecchio: dice ogni battuta a bassa voce, serio, poi tutt’a un tratto sbotta in una risata che sembra un fischio e le lentiggini rosse e nere gli si affollano intorno agli occhi come un volo di vespe.
A canzonare Pin c’è sempre da rimettere: conosce tutti i fatti del carrugio e non si sa mai cosa va a tirar fuori.
Mattina e sera sotto le finestre a sgolarsi in canzoni e in gridi, mentre nella bottega di Pietromagro la montagna di scarpe sfondate tra poco seppellisce il deschetto e trabocca in strada”.