Giornata Mondiale Consapevolezza Autismo

Martina De Leo, Gio. 02/04/2020

Oggi è la Giornata Mondiale per la Consapevolezza sull’Autismo

Cerchiamo di capire cos’è l’Autismo

Le linee guida per l’autismo emanate dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Età Evolutiva, definiscono l’autismo come << una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato, con esordio nei primi tre anni di vita. Le aree prevalentemente interessate sono quelle concernenti l’interazione sociale reciproca, all’abilità di comunicare idee e sentimenti e alla capacità di stabilire relazioni con gli altri>>.

I manuali DSM IV e ICD-10 collocano tale sindrome tra i disturbi generalizzati dello sviluppo. Secondo la comunità scientifica internazionale, si tratta di un disturbo della funzione cerebrale: le persone autistiche manifestano una marcata compromissione dell’integrazione sociale e della comunicazione. I sintomi variano molto da persona a persona, pur potendosi riscontrare tratti comuni. Le persone affette da autismo tendono alla chiusura sociale e all’isolamento, mostrano indifferenza o, al contrario, ipereccitabilità agli stimoli. Gli autistici spesso evitano di stabilire un contatto visivo diretto, mostrando un’apparente mancanza d’interesse per la reciprocità delle relazioni sociali. Possono adottare posture e sequenze tipicamente stereotipate, come torcersi le mani dondolare, compiere movimenti continui del capo e ripeterle in modo ossessivo. Qualora sia in grado di utilizzare il linguaggio si esprimono spesso in maniera bizzarra, ripetendo parole o suoni prima sentiti in modo compulsivo. Possono esplodere in crisi di pianto o riso, diventare autolesionisti o aggressivi verso le persone o gli oggetti. Sviluppano un senso eccessivo dell’ordine dei loro oggetti e spesso manifestano interesse per i giochi che hanno forma rotonda e possono roteare.

Non si può escludere che l’autismo possa presentarsi in concomitanza con altre sindromi ma può succedere che si associ ad aspetti sorprendenti, alcune persone autistiche, infatti, possiedono un’eccezionale memoria audio-visiva e capacità straordinarie nel calcolo e nella pittura.

Quali sono i segnali d’allarme?

Oggi l’autismo si manifesta in un bambino su 150, con una probabilità più alta nei maschi. Poter fare una diagnosi precoce, entro i due anni di età è necessario per portare avanti un trattamento individualizzato che abbia come scopo il raggiungimento di buoni risultati.

Dobbiamo prestare attenzione ad alcuni campanelli di allarme:

  • Totale mancanza di parole entro i sedici mesi;
  • Assenza di sillabe ripetute entro il primo anno di vita;
  • Mancanza completa di gestualità entro i primi dodici mesi;
  • Nessuna frase composta da almeno due parole entro i primi due anni del bambino;

Non è molto facile riscontrare subito la presenza della sindrome dello spettro autistico perché spesso si pensa a un ritardo mentale. Inoltre i soggetti autistici sono spesso iperattivi e hanno difficoltà a mantenere l’attenzione, sono incapaci di valutare i rischi cui possono andare incontro. Grazie ai progressi fatti dalla ricerca scientifica, si è riscontrato che attraverso interventi biomedici e terapie comportamentali tempestive i bambini possono esprimere tutto il loro potenziale e portare avanti enormi progressi. Come molto spesso accade, non esiste un singolo trattamento possibile, ma un buon intervento è dato da una se[1]rie di azioni che agiscono insieme da più fronti, quali la famiglia, la scuola e il terapeuta. Tutte le terapie sia educativo comportamentale sia mediche hanno come unico scopo la qualità della vita della persona disabile e della sua famiglia, si programmano, infatti, attività svolte a ridurre lo stress e l’ansia e attività riabilitative per migliorare l’autonomia personale. L’intervento deve essere globale e investire <<sia lo sviluppo percettivo-motorio che quello emotivo-affettivo per avviare alla strutturazione di capacità relazionali e di modalità analitico-deduttive come presupposto di una cognitività non più istintiva e prelogica (centrata sul senso) ma razionale e simbolica (basata sul significato)>> .1

Parliamo d’integrazione scolastica del bambino autistico.

L’inclusione scolastica, se correttamente interpretata e praticata, può rappresentare un reale passo in avanti nella costruzione di una scuola delle differenze. Si tratta di costruire una programmazione congiunta delle attività didattiche, che devono basarsi sulle conoscenze disponibili dei vari modelli d’intervento. L’insegnante di sostegno gioca un ruolo fondamentale per gestire un’adeguata organizzazione dei tempi e degli ambienti di lavoro, come delmateriale senza tralasciare il coinvolgimento attivo dei compagni di classe. Nel bambino autistico i deficit a livello sociale sono particolarmente rilevanti in particolare nel gioco simbolico e a livello sociale. Studi confermano che i bambini con il disturbo autistico sviluppano gli schemi senso-motori adeguati, mostrando buona padronanza riguardo all’uso degli oggetti, ma riscontrano difficoltà a usare tali oggetti per rappresentarne degli altri. Le strategie d’intervento educativo per il bambino autistico non possono prescindere da un approccio personalizzato che faccia convergere le indicazioni provenienti da più agenzie sociali, principalmente la famiglia per la promozione di una reale integrazione.

Fondamentale è strutturare la classe in modo che il bambino sia agevolato a comprendere, insegnare ai compagni ad approcciarsi all’autismo rende la didattica più semplice e l’ambiente più predisposto a raggiungere risultati efficaci.

Gli interventi saranno direttamente finalizzati a incidere positivamente sulla triade sintomatologica[2]:

  • Potenziando e affinando le competenze comunicative dell’alunno anche attraverso l’utilizzo di forme di comunicazione accrescitiva o sostitutiva del linguaggio;
  • Insegnando gradualmente (senza pericolose forzature gruppali) le abilità sociali che permettono al bambino l’acquisizione di un’efficace interazione con gli altri;
  • Migliorando le abilità di rappresentazione della realtà (non solo concreta) e ampliando la gamma d’interessi.

Nella scuola primaria è molto utile lavorare servendosi di immagini per stimolare il linguaggio e accrescere il lessico del bambino. Di seguito riportiamo delle indicazioni metodologiche e strategiche da seguire durante il percorso della scuola secondaria di primo grado[3]:

  • Utilizzare scarne informazioni verbali perché difficilmente comprensibili;
  • Visualizzare sempre l’informazione e comunicare con strategie visive;
  • Dare il tempo per la rielaborazione dell’informazione e attendere la risposta;
  • Osservare in modo partecipato ogni tentativo di comunicazione, decifrando le stereotipie in messaggi comprensibili;
  • Strutturare l’ambiente di lavoro;
  • Proporre una scansione graduata di lavoro per difficoltà;
  • Non proporre attività che possano creare confusione;
  • Proporre attività che prendano in considerazione difficoltà motorie e cognitive;
  • Prestare attenzione ai comportamenti problematici;
  • Ricercare strategie per favorire l’incontro con i coetanei;
  • Diversificare la gratificazione, come rinforzo significativo;
  • Programmare la transizione e preparare l’alunno ai cambiamenti;

Uno dei programmi abilitativi e pedagogici più collaudati è il TEACCH (Traitment and education of autistic and communication handicapped children), ideato da Eric Schopler e rivolto a soggetti con disabilità complesse che copre l’intera gamma dei bisogni evolutivi del soggetto, nelle varie aree di sviluppo, attraverso unità didattiche che perseguono micro-obiettivi. Il programma prevede la partecipazione dei genitori e in generale le figure educative con cui il bambino entra in contatto, tale approccio è finalizzato a fare acquisire al paziente, in maniera graduale abilità appartetenti a diversi domini: imitazione, percezione, abilità grosso- motorie, abilità fini-motorie, integrazione oculo-manuale, prestazioni cognitive, prestazioni cognitivo-verbali, igiene personale, abilità sociali, abilità comportamentali. Il TEACCH non è uno strumento rigido ma flessibile: esso non impone un percorso da applicare a tutti i pazienti autistici ma,  modi e strumenti per individuare priorità, obiettivi e stili di apprendimento di ogni singolo paziente.


[1]
  Luconi R. Network di studio dell’Autismo e delle psicosi infantili.

[2]
 Farci G., Integrazione ed educazione a scuola di alunni con disturbi dello spettro autistico, 2’ circolo didattico Quartu 

Sant’Elena, Rivista Autismo e disturbi dello sviluppo vol. 6, n.1/2008.

[3]
 Centro D.A.R.I. Autismo: l’intervento a scuola, Incontri sull’integrazione scolastica di alunni autistici, Padova 12/03/07.

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